Intervista a La Gazzetta dello Spettacolo
Incontriamo Maria Pia Pizzolla, un’artista dalla voce importante, davvero bella e degna di nota. Maria Pia, dopo il precedente percorso a Saranno Famosi – attuale Amici di Maria De Filippi – anni fa, è su una nuova strada, su un progetto da solista, Risveglio, il suo primo EP. Ne parliamo con lei, portandovi nel suo mondo, tra le sue note ed emozioni, ringraziandola per questo nostro incontro.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Maria Pia. Come stai?
Ciao Alessia. Stanca ma euforica, non mi sembra vero che sia arrivato il giorno in cui Risveglio vede la luce. È stato un lavoro davvero profondo, ne sono orgogliosa.
Siamo felici di accogliere informazioni sul tuo nuovo EP da solista, Risveglio, il primo dopo l’avventura con i Superzoo. Cosa puoi dirci a riguardo?
Oltre a essere il mio primo disco da solista, Risveglio, è senza dubbio il mio lavoro più intimo e completo, estremamente diverso da tutto ciò che ho cantato sinora. Da troppo tempo sognavo di sedere al pianoforte per scrivere i miei brani secondo le mie idee e i miei tempi; l’esperienza del lockdown me ne ha offerto la possibilità e dato il coraggio. Credo che i tempi fossero particolarmente maturi, perché tutto è successo nel modo più spontaneo: quando ho iniziato non avevo altro che immagini e melodie; non molto tempo dopo stavo lavorando a un disco che scava nei meccanismi profondi indotti in tutti noi dalla società per gridare al mondo che un’altra strada è sempre possibile.
Quanto c’è di autobiografico in Risveglio?
Tra tutti i brani, Come cavarsela è quello che più racconta di me; c’è un riferimento al mio naso che merita un aneddoto: quando ero piccola mi preoccupavo che il mio naso potesse diventare come quello di mia mamma, così passavo ore tenendolo all’insù con il dito. Insomma, piccola e già condizionata da stereotipi impossibili. In quel brano c’è molto della mia esperienza e del mio femminismo.
L’intero disco racconta la mia visione del mondo e le esperienze che ho vissuto. Alcuni brani, come Mirror, il primo che ho scritto, parlano davvero a tutti noi che cerchiamo spesso una scusa per non pensare al dolore. In un senso, questo lavoro è davvero autobiografico; vi hanno collaborato familiari e gli amici più cari: Claudia Norma ha contribuito al testo di Mirror; la cantautrice Letizia Vaccariello, a quello di Come cavarsela; e naturalmente mio fratello, Nunzio Pizzolla, per la melodia e l’armonia di Crash e Specchio bugiardo; Gianni Colonna e lo Studio Kuorenero per gli arrangiamenti; nonché il cantautore, musicista e produttore Lorenzo Fiorentino. Li ringrazio tutti.
Sicuri che la tua esperienza con i Superzoo avrà il suo seguito, cosa puoi dirci circa il gruppo, il legame musicale che ti tiene ancorata a loro?
C’è un nuovo disco in cantiere. Abbiamo ritmi diversi da un tempo, ma il nostro legame è ancora forte.
Possiamo aspettarci di saperti presto in tour?
Cantare, esibirmi ed esprimermi attraverso la musica è un bisogno impellente sin dalla mia giovinezza. Non vedo l’ora di tornare sui grandi palchi, so che accadrà.
Chi è Maria Pia Pizzolla oggi e quali consapevolezze ha del suo vissuto, specie dopo la pandemia da Covid-19 che ha colpito il mondo intero?
Un anno fa mi trovavo in aeroporto per raggiungere la famiglia in Puglia. In attesa del check in, mi sono sorpresa con lo sguardo fisso sullo smartphone. Subito l’ho messo via per alzare la testa in cerca di socialità. Mi circondavano decine di persone perse negli schermi dei propri telefoni, distanti tra loro e nascosti dietro a una mascherina necessaria. La pandemia ha accelerato un fenomeno grave e per molti inconsapevole: ci stiamo scollegando.
Crash, il brano che anticipa l’uscita dell’EP, parla di questa rottura. Un pezzo a cui tengo davvero molto, perché, come dicevo, la melodia e l’armonia sono di mio fratello, Nunzio Pizzolla: l’ho scovato ad accennarla con la sua chitarra nel salotto dei miei genitori e un momento dopo ero seduta accanto a lui, immersa nel mio quaderno a scrivere i primi versi.
Da sempre, a caratterizzarti, vi è il rosso, un colore forte, acceso. Che significato ha per te?
Il mio segno zodiacale è l’ariete: il rosso mi appartiene. La Maria Pia dai capelli rossi era una leonessa. Mi appartiene ancora la stessa forza, ma crescendo sono diventata viola. A parte scherzi, molte cose sono cambiate grazie al lavoro che ho fatto su di me. Quel fuoco finiva talvolta per far prendere il sopravvento all’impulsività; ho imparato a essere più presente e meno istintiva per mantenere il controllo. Saranno Famosi, Destinazione Sanremo, il Festival di Sanremo, Buona Domenica: sono stati anni intensi ai quali devo molto; ma la TV, a quei ritmi, mi stava allontanando da me stessa.
Siamo a conoscenza del tuo lavoro di vocal coach. Quando ha avuto inizio tutto ciò e che insegnante sei?
Adoro insegnare canto ad allievi di tutta Italia. Ho da poco terminato un master di laurea in PROEL che mi ha conferito la qualifica di Terapista Vocale, ma il mio lavoro è iniziato già nel 2004. Ricordo quanto fossi ignara dello strumento vocale da giovane, quando iniziai ad approcciarmi al canto.
In questo senso, devo moltissimo a Gianni Colonna, il responsabile degli arrangiamenti di questo disco: ha creduto in me quando, da piccola, i miei non credevano potessi intraprendere questa carriera, fino ad accompagnarmi di nascosto alle lezioni di canto e farsene carico; mi sosteneva e mi esortava a studiare. Imparare a utilizzare la propria voce nel modo corretto, attraverso il metodo Voice Craft, è stata un’esperienza unica per me e lo è oggi per i miei allievi.
Quali artisti hanno ispirato il tuo percorso, la tua arte?
Ho sempre seguito uno stile tutto mio ma, su tutti, adoro Madonna e Bjork; tra i gruppi, i Led Zeppelin, gli Skunk Anansie e i Muse. Una menzione speciale a Elisa, di cui ammiro la capacità di scrittura e la voce, meravigliosa. Per “Risveglio” desideravo arrangiamenti che alludessero alla musica elettronica, ma non voglio incasellare il mio lavoro in un genere musicale. Non è di questo che mi sono preoccupata lavorando al disco: l’unico obiettivo era comunicare in modo esplicito. Hai notato la differenza tra Come cavarsela e Mirror…?
Come ti vedi tra dieci anni?
Magra (ride). Il mio obiettivo è proseguire senza sosta su questa strada. Voglio scrivere di ciò che mi interessa, argomenti che ritengo intelligenti e che suscitino una vibrazione emotiva alta; sull’altra sponda sono decisamente già in troppi. Il sogno, invece, continua a essere quello di calcare i palchi più importanti al mondo.
Un sogno ancora inespresso?
Ne dico due: ripetere alcune esperienze con questa maturità e fare un duetto con Caparezza; sebbene sia anche lui Pugliese, non c’è mai stata occasione di conoscerci, eppure lo ammiro tantissimo per l’intelligenza e la capacità di scrittura.